Redazione

Nella prossima primavera, come si sa, si vota per le elezioni comunali. Saranno le prime della città unica Corigliano-Rossano e saranno le prime in cui la contrapposizione non sarà tra destra e sinistra, perché, dicono in molti, parlare di destra e sinistra è ormai anacronistico, tanto i partiti sono tutti uguali, ma, con molta probabilità, visto l'andazzo, tra forze del bene e forze del male, tra onestà e malaffare, tra vecchio e nuovo e così via. Come si sa, è l’umore che ha portato al trionfo i cialtroni, ignoranti e senza idee, che governano a livello nazionale e che in realtà, senza ammissioni di colpa, ha portato alla rovina le classi dirigenti passate. E’ un mantra pericolosissimo, poiché si basa su un pilastro ideologico, di origine hegeliana e marxista, secondo cui c’è una forza necessaria nella storia (in questo caso quella del bene, dell’onestà, della novità o come cazzo volete chiamarla), che ha una direzione inarrestabile e che dunque è meglio assecondare. Chi l’asseconda è dalla parte giusta e chi non lo fa è dalla parte sbagliata, come affermano alcuni tra i protagonisti della prossima competizione elettorale, i quali già cominciano a interpretare, in una specie di gioco delle parti, spesso invertite e quindi molto confuse, i ruoli del buono e del cattivo e così via. Per cui se da una parte c’è il buono che dice di non fidarsi del candidato avversario, perché potrebbe sfruttare il voto clientelare, magari controllando e manipolando centri di potere quali la sanità, dall’altra c’è il cattivo che, travestendosi a sua volta da buono, dice che senza di lui, unico baluardo a difesa del territorio, la città unica non avrebbe futuro, poiché sarebbe vittima dei soliti e indefiniti poteri forti o del complottismo dei perfidi cosentini. Ora, com’è facile intuire, questo pilastro ideologico, non appena si guardi la realtà, è molto fragile oltre che ridicolo. Infatti, è di solito utilizzato da alcuni spregiudicati tipi umani, soprattutto quelli più opportunisti e ignoranti, i quali pensano che semplificare, quindi ridurre tutto all’eterna lotta tra bene e male o alla teoria del complotto (dei poteri forti), possa servire a entusiasmare l’elettorato, a creare consenso attorno a loro e a nascondere così il vuoto d’intelligenza, di idee e la mancanza di soluzioni ai problemi, di progettualità, capacità e coraggio che li contraddistingue. Per cui perché sbattersi a capire la quantità enorme di sacrifici e capitale sociale necessari a rendere civile e quindi attraente questo territorio quando si può immaginare che si possa ottenere lo stesso risultato cercando di rendere semplicemente inoffensivi (a parole) i disonesti, i poteri forti e i cattivi cosentini, spesso indicati come i veri nemici del nostro sviluppo, e magari sentendosi pure furbi mentre lo si fa? Se a questo si aggiunge il fatto che simili teorie prosperano nei momenti storici in cui la gente si sente più vulnerabile e spaesata, in cui ha bisogno di punti di riferimento certi e credibili, si capisce perché la lotta contro di esse stia diventando una delle maggiori battaglie culturali a venire. Anche perché il diffondersi del complottismo o dell’eterna lotta tra il bene e il male, va benissimo ai candidati più ignoranti, privi di scrupoli, quelli, per capirci, che fanno politica per vanità o solo per il potere e gli interessi personali, perché alimentarli rende meno distinguibili le sciocchezze e le banalità che dicono, magari con promesse generiche di cambiamento e di pulizia, e le accuse legittime sul loro scarso valore personale. Infatti, l’esposizione a teorie del complotto o della lotta tra il bene e il male alla fine “riduce il senso di coinvolgimento civico”, indebolisce l’opinione pubblica, diventando tali teorie le prime alleate di chi ha interesse a ridurre la partecipazione a tifo calcistico e quindi a delegittimare il pensiero critico. Così facendo, potranno passare inosservati i difetti, la credibilità e le contraddizioni dei candidati che, ad esempio, oltre a essere privi di idee e di valori, e che per questo vanno avanti con slogan e canzonette, promettono di tutelare l’interesse comune o generiche lotte alla corruzione e all’inefficienza della macchina comunale, come se i loro predecessori non lo avessero già promesso centinaia di volte, sapendo di non poter mantenere le promesse, per il semplice fatto che non ne avranno la forza e le capacità, visti i loro compagni di viaggio, o banalmente eliminano dal proprio orizzonte politico i partiti, considerati il male assoluto, anche se poi sottobanco li cercano, li contattano, sperano nel loro aiuto o nell’aiuto di ex consiglieri comunali, ex assessori o addirittura ex sindaci cui chiedono addirittura di non ostacolarli. Ecco, la politica ridotta a questo è purtroppo la fine della democrazia o la fine delle speranze per chi ancora abita questo territorio, come si sente dire sempre più spesso. Chi ama la libertà invece spera che, mutando i tempi, ci siano sempre più persone intelligenti, preparate, di talento che dicano la verità e sappiano recuperare l’idea di una destra e una sinistra, che resistano tutti i gruppi, associazioni, partiti che le rappresentano, e che con le loro complementari idee e intuizioni, i loro valori, le loro mediazioni e il loro necessario compromesso rimangano al centro della vita politica, perché di questi movimenti e movimentucoli e dei personaggetti che li rappresentano, ne abbiamo i coglioni pieni.