
Vanno tenuti a bada i ricordi di almeno venticinque anni di incontri politici ravvicinati e vivaci discussioni sui problemi della città e del territorio, quando io, proveniente dal vecchio e glorioso partito liberale, dopo aver fondato Forza Italia, tra i primi sul territorio nazionale, nel lontano gennaio 1994, lo portai dentro il partito di Berlusconi in occasione delle elezioni comunali del 1997. Così come non vanno neppure evocati i rimproveri che mi rivolgeva per averlo lasciato solo in quel partito, dopo che una scellerata scelta di Silvio Berlusconi, che aveva permesso che in Forza Italia entrasse il peggio della ex DC e dell’ex PSI che ne aveva, e continua ad averne, snaturato la funzione di partito nato per la rivoluzione liberale e liberista italiana (perché bisognerebbe spiegare ad alcuni cretini che non ci può essere alcuna libertà senza libertà economica), mi costrinse ad abbandonare in silenzio, da gentleman d’antan quale sono sempre stato, un’esperienza diventata vomitevole e votata al fallimento, per via dei brutti ceffi che circolavano già nel 1995, figuriamoci oggi. Così, anche quando scompare un caro amico, qual era appunto Natale Alonia, devi lasciare da parte l’onda dei ricordi personali che può sviarti. Ne conservi solo alcuni, che, al di là di tutte le qualità del Natale Alonia imprenditore geniale e di successo, che sarebbe stupido ricordare tanto sono evidenti, riguardano il Natale Alonia uomo e politico che non ti aspetti, che io cominciai ad apprezzare, quando, per sola passione, partecipò, spendendosi molto, a tutte le sedute della commissione affari generali, che nei primi anni 2000, con Nello Iacucci presidente ma su mio impulso, si occupò della stesura del nuovo statuto comunale e di ben tre regolamenti di cui il comune era privo (quelli del difensore civico, della partecipazione popolare e del consiglio comunale), nella quale commissione buona parte dell’intero patrimonio di conoscenze in quelle materie fu dovuto proprio al lavoro documentale di Alonia, che allora poteva contare sulla preziosa collaborazione di Pasquale La Pegna, preparato segretario comunale, che con Alonia militava in quel che restava di Forza Italia a Corigliano. Quel generoso impegno a portare, in commissione, decine e decine di carte e appunti su materie e leggi complicatissime, elaborati con l’aiuto dell’ottimo La Pegna, è forse stato il maggiore contributo politico che a mia memoria Alonia diede a questa città e che ha fatto di lui qualcosa di più e di diverso dal bravo imprenditore con la fissa della grande distribuzione e degli strumenti urbanistici. Perché, forse non ci crederete, l’amico che ci ha appena lasciati, è stato più interessato agli affari generali che alla commissione urbanistica della città, alla quale, con me presidente, partecipò pochissimo. Se ne fotteva a tal punto che con me, il più delle volte, preferiva parlare d’altro e soprattutto, lui uomo d’altri tempi, ricordare le sue umili giovanili origini, l’esempio del duro lavoro che lo ha reso uomo ricco e di successo, i sacrifici e le rinunce che fece da ragazzo, nel quale prevaleva però un solo simpatico vezzo: la passione per la musica e in particolare per una banda musicale, in cui da giovanissimo suonò non so quale strumento a fiato, immortalata in una celebre foto, che mi mostrava con orgoglio perché esposta nei corridoi di Palazzo Garopoli, tratta da uno dei numerosi libri che Enzo Viteritti dedicò alla Corigliano di una volta. Non è perciò un caso che Alonia sia divenuto il riferimento indispensabile per il mondo del lavoro di cui ha saputo cogliere tutte le sfumature e le declinazioni individuali e procedurali, senza timore di essere accomunato a certe pratiche speculative e spregiudicate che, se molti rancorosi lo avessero conosciuto a fondo, avrebbero escluso senza ombra di dubbio. Alonia, dunque, è stato un imprenditore politico originale, coraggioso, geniale e moderno, in una città che scivolava sempre più nell’arretratezza, nella grossolanità e nel fanfaronismo, soprattutto della sua classe dirigente, ed è stato percepito da un larghissimo strato di opinione pubblica qualificata come un’ancora prestigiosa non esibita e non strumentalizzata. Così la sua vita si è tinta sempre più dei colori dell’uomo animato da passione civile, etica del lavoro ed equilibrio politico, come hanno saputo ben cogliere tanti suoi amici che lo stimarono e che con lui collaborarono. Io tra questi. Mi mancherà, davvero.