Redazione

Flavio Stasi, con la sua nuova ordinanza con cui, tra le altre cose, ha disposto la riduzione dell’orario di apertura e la chiusura il sabato, nelle ore pomeridiane, e la domenica, per l’intera giornata, di tutti gli esercizi commerciali, compresi i supermercati, rischia un risultato scontato: più gente al supermercato, file più lunghe, maggior tempo in strada, potenziale moltiplicazione delle interazioni sociali, stress alle stelle, con ulteriore inasprimento dei disagi delle fasce più deboli della popolazione. Inoltre, l’ordinanza potrebbe aumentare i rischi per le categorie più vulnerabili e creare difficoltà insormontabili alle categorie produttive. Anziani, pazienti cronici e immunodepressi avrebbero maggiore probabilità di trovarsi in coda con i più giovani, che con le eventuali nuove restrizioni perderebbero la possibilità di fare la spesa nelle ore meno frequentate. Si moltiplicherebbero le occasioni di contagio, nonché l’ansia e la preoccupazione dei consumatori di ogni età. L’effetto psicologico sarebbe particolarmente deleterio, perché la chiusura instillerebbe il dubbio che le catene produttive siano vicine all’interruzione e i prodotti di prima necessità prossimi alla scarsità. Potrebbe derivarne una nuova corsa all’accaparramento, che è proprio ciò che si dovrebbe evitare. Chi deve recarsi comunque al lavoro, o è tenuto a lavorare in smart working, non può permettersi di affrontare lunghe code in ore diurne, per cui diventerebbe molto difficile procurarsi gli approvvigionamenti essenziali. Si pensi ad esempio agli ospedalieri, in prima linea nel contrasto all’epidemia. Chi farà la spesa per loro? Senza contare che la pressione dal lato della domanda in assenza, per ora, di un vero e proprio shock dell’offerta (le catene produttive sono ancora integre, seppure non senza difficoltà) rischia di far salire senza motivo il prezzo di alcuni generi alimentari. Viviamo in una fase molto delicata in cui ogni mossa falsa rischia di avere serie ricadute di lungo periodo. Non possiamo permetterci errori grossolani che si potrebbero evitare facilmente e che facilmente aumenterebbero l’ansia in tante fasce della popolazione. E l’ansia, si sa, se si protrae per troppo tempo può facilmente trasformarsi in rabbia. Ecco perché chiediamo al sindaco di ripensare, per il bene di tutti, questa misura, tra l’altro esclusa dall’ultima ordinanza del ministro della salute e non presa in alcuna considerazione né dal sindaco di Milano, che l’ha definita inopportuna poiché produrrebbe l’effetto contrario, né dal presidente della regione Lombardia, amministratori che operano in zone in cui il coronavirus desta qualche preoccupazione in più rispetto alla nostra città.