Editoriali

Arresti di Rende: blitz o rastrellamento?

{module Firma_redazione}C’è la campagna elettorale, per l’amor di Dio, come avrebbe detto il nostro commendatore, per cui tutta la stampa è preoccupata più per il fascismo all’amatriciana di Giorgia Meloni, che per l’ennesimo maxi blitz, anti ndrangheta, del procuratore di Catanzaro, Gratteri, che per le 200 persone arrestate (tra cui gli immancabili politici, quelli che fanno notizia per capirci) e per il triste primato del distretto della Corte d’Appello di Catanzaro, che in Italia è quello che ha il record nazionale d’indennizzi per ingiuste detenzioni, provocate anche dai blitz della procura antimafia, sembra più un rastrellamento che una normale operazione anticrimine. Infatti, in base ai dati del 2018, gli ultimi in nostro possesso, su 33,3 milioni di euro di indennizzi versati dallo stato per ingiusta detenzione, 10,3 milioni di euro riguardavano il distretto di Catanzaro: circa un terzo del totale, circa 3 volte Roma (3,5 mln), oltre 4 volte Napoli (2,4 mln), quasi 6 volte Palermo (1,8 mln), oltre 17 volte Milano (0,6 mln). Numeri pazzeschi, anche perché confermati dal fatto che per tutte le Corti di Appello – grandi o piccole, con sedi di direzione distrettuale antimafia o meno – il numero di richieste di risarcimento per ingiusta detenzione respinte è superiore a quelle accettate. C’è una sola eccezione: Catanzaro “il cui dato – come si legge nella relazione predisposta dal ministero della giustizia – è in netta controtendenza con il dato generale. Lì si registra un numero di provvedimenti di accoglimento delle domande di riparazione di gran lunga superiore a quello dei provvedimenti di rigetto”. E allora, cari garantisti e sinceri democratici, ovunque voi siate, questi dati non sarebbero stati più che sufficienti a destare la vostra attenzione nel biasimare il metodo Gratteri (compresa una conferenza stampa che, se non sbaglio, sarebbe vietata dalla legge Cartabia) e difendere gli arrestati, innocenti fino a sentenza definitiva, e nel condannare energicamente giornalini e giornaloni, per la scarsa attenzione mostrata verso i diritti individuali, tra l’altro ancor di più mortificati dalla loro imprudenza nel pubblicare sulle prime pagine la notiziona degli arresti come se fosse già una sentenza di condanna e per tutto questo accolta con esultanza della parte più becera, rabbiosa e invidiosa della nostra opinione pubblica, che tra l’altro è quella che vota quegli stessi politici che oggi vorrebbe impiccati? Perché, cari indifferenti, visti i chiari di luna cui ci ha abituato Gratteri, e i numeri parlano chiaro, il buon senso avrebbe dovuto spingere tutti a far sentire la propria voce per invitare l’opinione pubblica e chi la manipola a indignarsi e ad aspettare un bel po’ prima di emettere valutazioni e giudizi sommari, quelli da bar dello sport per intenderci, perché c’è ancora da capire quante, tra queste circa 200 persone, alla fine saranno realmente rinviate a giudizio, condannate, assolte o addirittura prosciolte già nella fase preliminare. E poi, dicono, perché la gente non va a votare. Provate a immaginarlo, quando si assiste, oltre allo sciacallaggio della stampa, all’indifferenza della politica che, per codardia, su questo argomento non ha ancora speso una parola, condannandosi, così, alla marginalità su un argomento così delicato come la riforma della giustizia. Una vergogna. 

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