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Pane, festa e merda: ecco il nostro capodanno

{module Firma_redazione}Pane, festa e forca, se ricordo bene, era un motto che caratterizzava la ricetta che qualche re meridionale (se non sbaglio Ferdinando IV) applicava, nel proprio regno, per governare e acquietare il popolo affamato. Una ricetta straordinaria e fantasiosa, che, purtroppo, al Sud, di questi tempi, è ancora di drammatica attualità, basta solo aggiornarlo sostituendo la forca con la merda. Perché, in fondo, sono tre misure, di una stessa cura, folle, che, dalle nostre parti, continuano ancora a essere usate dal moderno sovrano, per accontentare e tenere a bada il popolo bue. Anzi, per farlo fesso e contento. Perché proprio di questo si tratta. Infatti, qui, il pane è ancora assicurato (e distribuito) dallo Stato, sotto forma di prebende e elemosine, quali stipendi pubblici, reddito di cittadinanza, pensioni più o meno lecite e ogni forma di assistenzialismo possibile e immaginabile, che sono una prosecuzione della gentile concessione del sovrano di ottocentesca memoria. E poi, perché nessuno si è accorto, che lo stato continua, indisturbato, a drogare il Sud con l’idea che si possa guadagnare e vivere (e magari anche divertirsi) a sbafo, senza fare un cazzo, alle spalle del popolo produttivo, che di certo non abita qui. Un’idea criminale, confermata, proprio in questi giorni, dai numeri, impietosi, della CGIA di Mestre, secondo cui, al Sud, appunto, oggi, le pensioni superano di gran lunga gli stipendi. Una vergogna, dalle molteplici spiegazioni, che, come al solito, raggiunge il suo apice in Campania e Calabria. E fosse solo questo. Qui, lo stato, non scherza neanche in fatto di festa e merda, perché proprio in queste ore, in cui si festeggia l’ultimo dell’anno, quasi tutte le amministrazioni locali, per distrarre il popolo dai problemi reali e creare così quel consenso che altrimenti non avrebbero, si sono date un capodanno in piazza, spendendo, per queste serate, con ospiti importanti, cifre folli. Centinaia di migliaia di euro dei contribuenti, che appesantendo i già fallimentari conti di tanti enti locali (che siano il comune o la regione poco importa, perché si tratta pur sempre di debiti), alleggeriranno ancora di più le tasche degli stessi cittadini, sotto forma di maggiori tasse, senza dare, tra l’altro, alcun beneficio. Perché le città, per via della tanta gente che si riverserà gratis nelle loro piazze, avranno poco indotto e tantissimi problemi di viabilità, di sicurezza e di impoverimento (infatti, non dobbiamo dimenticare, che le feste gratis, tra l’altro organizzate all’ultimo minuto, sconsiglieranno a molte persone di andare nei locali e nelle discoteche, che, per questa nottata, hanno investito migliaia di euro di tasca loro). E allora, morale della fragola, come direbbe un mio fraterno e simpatico amico, dove sta (e per chi) il vantaggio. Forse, solo per gli amministratori di queste città, che con le loro feste scriteriate penseranno di aver acquisito consenso e fatto un passo avanti verso la rielezione e non verso il baratro del dissesto finanziario. Per cui, forse aveva proprio ragione chi diceva che il politico pensa alle prossime elezioni, mentre lo statista alle prossime generazioni. Un genio e non nel gioco delle tra carte: pane, festa e merda, appunto. Auguri!

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