Editoriali

Occhiuto e l’indagine dei miracoli

Le bufere giudiziarie che in queste ultime settimane si sono abbattute su Milano e la Calabria hanno dell’incredibile, poiché hanno dimostrato che tra i tanti poteri che negli ultimi anni i magistrati si sono attribuiti o gli hanno attribuito, abusivamente, ci sono anche quelli taumaturgici. Insomma, fanno miracoli. Come quello, davvero strabiliante, di aver ridotto, grazie a queste bufere, l’abisso culturale che da secoli separa Nord e Sud, settentrionali e meridionali. O meglio, grazie alle conseguenze di queste bufere. Perché se i reati contestati a politici, burocrati, imprenditori e tecnici milanesi e calabresi sulla carta sono uguali, a cominciare dal reato di corruzione, questa volta, però, a differenza del passato è uguale anche l’ambizione di chi questi reati li avrebbe commessi. Infatti, e qui sta il miracolo, le inchieste delle procure (magari su procura), hanno messo in discussione, per la prima volta, non solo la questione penale o quella politica, cui siamo abituati, ma addirittura quella antropologica. Per cui se, fino a qualche tempo fa, chiunque avrebbe potuto dire che a Milano, per via del carattere e della mentalità dei milanesi virtuosi e vincenti, la corruzione, se c’è stata, era finalizzata a costruire. A fare qualcosa di grande. A realizzare una delle città più belle e ambite del mondo. In Calabria, nella solita e inguaribile Calabria dei calabresi criminali e eterni perdenti, ovviamente a tutti i livelli, sarebbe stato quasi rassicurante poter dire che se la corruzione c’è stata, era solo per qualche consulenza, qualche appalto, per favorire la nomina dei soliti amici degli amici in qualche ente regionale o la fortunata carriera di chi stava nel giro giusto, magari del presidente della Regione, e null’altro. Invece questa volta niente. Questa volta, purtroppo per i soliti maligni (e non aggiungo altro), non è andata così. Perché se a Milano il possibile reato sta nei grattacieli e nel suo nuovo skyline, in Calabria, questa volta, sta in una Regione finalmente in equilibrio finanziario, in investimenti massicci in aeroporti, Ponte sullo Stretto, strade e autostrade e metropolitane leggere, in quattro ospedali finalmente cantierati, in una transizione energetica che passa da rigassificatori, fotovoltaico e centrali a biomasse, in 2,8 miliardi dal Fondo di coesione pronti da spendere nonostante le troppe stazioni appaltanti e le amministrazioni locali in stato di dissesto. Un vero e proprio cambio di mentalità, un miracolo appunto, che si chiama modernizzazione, per la quale, grazie a Roberto Occhiuto, possiamo dire che oggi tra il caso milanese e quello calabrese non c’è differenza, né penale, né politica, né soprattutto antropologica. E questo, forse, dà fastidio a chi vuole che dalla Calabria arrivino solo schizzi di merda. A cinque stelle, ovviamente, come negli alberghi di lusso.