Editoriali

L’ospedale unico e l’asilo Mariuccia

{module Firma_direttore} Anche se viviamo in una società anestetizzata dalla politica e dall’imbecillità, non possiamo far finta di nulla di fronte a politici che ancora invocano l’ospedale unico della Sibaritide come rimedio ai tanti mali della sanità locale. Un’idiozia colossale, sotto la quale, se non ve ne siete ancora accorti, la politica cerca di nascondere anni di gestioni fallimentari e clientelari di una sanità ormai al collasso, fuori controllo, che accumula debiti e disservizi enormi, che tollera follie nella gestione del personale e degli ospedali, che costringe i malati ancora a emigrare, che dà spazio a medici incompetenti trascurando i capaci, che tollera il malaffare dilagante nell’amministrazione, reparti inefficienti, sprechi, ritardi e clientele insolenti, concorsi truccati, manager incapaci e maneggioni.Insomma, un rosario di inettitudini e porcherie incredibili, alcune venute a galla di recente, cui i politici avrebbero dovuto porre rimedio già da anni, per far marciare bene e a costi contenuti le strutture esistenti e a cui oggi, per non averlo mai fatto, cercano di ovviare, in prossimità di elezioni da cui dipende il loro culo, con la bufala dell’ospedale unico, ben sapendo che non è da lì che si deve partire per risanare la sanità ma dalla credibilità e dall’efficienza che si riesce a dare nel tempo a un sistema sanitario che avendo dato prove miserevoli oggi non saprebbe gestire neanche l’ambulatorio dell’asilo Mariuccia, figuriamoci una struttura moderna, complessa e costosa come l’ospedale unico.E pensare che non sarebbe neanche tanto difficile capire come fare. Basta attingere alle altrui esperienze e il gioco è fatto. Come quella dell’ASP di Salerno. Dove il direttore generale, di nomina politica, Bartoletti, ha risanato i conti e migliorato le prestazioni sanitarie, riottenendo così credibilità, nell’unico modo possibile: restituendo al mercato la gestione della spesa, soprattutto di quella che contiene i costi amministrativi, di gestione e di organizzazione del servizio.Il sistema che ha usato è stato molto semplice: prima di tutto ha fatto l’inventario (cosa assai rara in una nostra ASP), poi ha preso intere strutture, comprensive di dipendenti, su cui poggiano alcuni servizi (come quelli, ad esempio, per la telefonia o per gli apparati informatici) e le ha affidate ai privati, che sono così diventati responsabili non della consegna di una fornitura, come avviene con le gare d’appalto da cui si ottengono risultati costosi e avvilenti, ma del servizio stesso, con la conseguenza di creare efficienza e tagli strutturali, immediati e crescenti nel tempo, ai bilanci dell’ente, che così ha avuto la possibilità di restituire le somme risparmiate ai cittadini sotto forma di migliori servizi sanitari.E c’è di più: con  un procedimento simile ha trasformato spesa pubblica per costi correnti in spesa per il pagamento dei servizi, a fronte di fattura, aumentando così la ricchezza in circolazione. E’ solo dopo aver imboccato questa strada ed esteranalizzato i costi che è passato a valutare quel che non serve, sopprimendolo. Da noi, invece, si agisce al contrario: si prova lo stesso esercizio nel perimetro della spesa esistente, senza toccare i santuari dello spreco e del malaffare da cui i politici traggono consensi, facendo scoppiare tempeste sindacali e politiche, com’è avvenuto con i tagli ottusi (perché non hanno migliorato le prestazioni del servizio) alle strutture e ai reparti ospedalieri, dimostrando così una grande incapacità nel dividere l’utile dall’inutile, perché tutti sono prigionieri di un sistema che riproduce e protegge se stesso.Quindi, se non si è capaci di dare segnali forti per ben gestire e risanare i nostri ospedali (e la sanità in generale), di cui ben si conoscono il valore del personale e la struttura dei costi e i cui vertici dipendono dalla politica, come mai può essere possibile con una più complessa come quella dell’ospedale unico? Bella idea quella di chiudere gli ospedali e i reparti esistenti (a vantaggio dei servizi) per sostituirli con una nuova e più grande, che affare, ma se non si cambia la logica del servizio, se non si cambia la mentalità, premiando meriti, risparmi ed eccellenze, si propizia l’immediatamente futura lamentela per la scarsezza e l’incapacità del personale e la non copertura degli organici, per gli sprechi, le clientele, il malaffare, gli stupidi campanilismi, a loro volta scuse ottime per un servizio di nuovo pessimo.Infine, non dobbiamo dimenticare, che esternalizzando i servizi si riesce meglio a liberalizzare, aprendo il mercato e rendendolo più competitivo. Che è l’unica seria misura per lo sviluppo che si conosca, essendo le altre funzioni della spesa propiziatrici del male che si vuole avversare. E’ l’unica strada che si conosca per non mettere tutto sulle spalle dei più deboli, che pagano comunque le tasse, che vanno alleggeriti, non aggravati. Ciò porta al tema della capacità, da parte della classe politica locale, di saper prendere decisioni serie che siano a vantaggio dei cittadini e non di loro stessi, mandando al diavolo i difensori maniacali di questo sistema corrotto e corruttibile. Non è un’operazione facile, anche se bisognerà mettersi in testa che sarà il tema principale che si porrà innanzi alle forze politiche alle prossime elezioni, politiche e amministrative, perché i cittadini ora non fanno sconti a nessuno.