Editoriali

Che il turismo sia esperenziale

{module Firma_Anton Giulio Madeo}C’è una nuova frontiera del turismo dove la parola “esperienza” sta rivoluzionando l’idea stessa di viaggio. Un modello che potrebbe creare, soprattutto qui da noi, una nuova fetta di mercato con l’approccio “esperienziale”, che in sostanza vuol dire “vivere un luogo con un residente, che abbia la capacità di trasformare il viaggio in un’esperienza fatta di incontri e conoscenze altrimenti lontane dai circuiti del turismo”. Un’esperienza, dunque, del tutto nuova, poiché più dei monumenti e dei paesaggi ad attrarre i viaggiatori che “hanno già visto tutto” sarebbe quel patrimonio fatto di persone con le loro usanze e abitudini che da noi è abbastanza consistente e che potrebbe aprire una porta “culturale” lontano dagli itinerari più frequentati e far scoprire un angolo di un centro storico sconosciuto al turista più curioso degli altri. Perché la richiesta oggi è quella di non essere più semplici spettatori, ma partecipi di un mondo, e l’esempio più classico è dato dalla richiesta di poter alloggiare nelle abitazioni tradizionali di un territorio. “Sta crescendo la voglia di superare i modelli generali di consumo turistico: il concetto di esperienza di un territorio è collegato a quello di autenticità, una richiesta di alto profilo, che, anche se più economica, supera per raffinatezza ed evoluzione lo stesso lusso nella sua accezione classica” precisano gli esperti del settore. E qui il turismo esperienziale potrebbe avere un riferimento importante nei giovani imprenditori che hanno voglia di fare e di innovare, come sta già avvenendo in tante zone d’Europa, dove il turista sperimenta itinerari non convenzionali o è protagonista di azioni concrete (come cucinare cibi tipici oppure partecipare a lavori artigianali o agricoli, magari invitando gli ospiti alla raccolta delle olive fino alla spremitura in frantoio). Strategiche in questo tipo di attività sono le reti di relazioni fra operatori, soprattutto guide che cercano di rinnovare la formula delle visite, e i residenti, magari utilizzando il sistema dei siti internet che mettono in contatto i viaggiatori interessati con persone del posto ognuna delle quali con una scheda di specializzazione e tariffe a seconda dell’attività prescelta. Nel nostro territorio, ad esempio, potrebbero aumentare le richieste di viaggiatori per il pernottamento nelle cascine, nelle masserie o nelle aziende agricole che esistono, solitamente inaccessibili a chi non è del settore o della zona, a condizione, però, che si riorganizzino e siano pronte all’accoglienza di questa nuova categoria di viaggiatori. I quali, poi, volendo cose autentiche, avranno anche la possibilità, consultando siti tipo TripAdvisor, di comparare soprattutto le esperienze, perché prezzi e tariffe vengono dopo. E tra le esperienze più richieste ci sono, ad esempio, il pranzo o la cena nell’ovile. E’ il concetto dello storico Grand Tour, fatto di storia, arte e cultura che si rinnova, anche attraverso l’esperienza degli alberghi diffusi, cioè interi borghi (come potrebbero essere i paesi della comunità albanese) trasformati in hotel, dove i servizi di ospitalità si coniugano con il gusto di vivere in un’autentica casa. Non ci vorrebbe poi granché a riunire sotto un’unica insegna le strutture che esistono, permettendo così ai visitatori di immergersi in contesti molto differenti fra loro, come fabbricati agricoli sparsi per la campagna, villaggi di montagna, antiche case attentamente restaurate e cascine in stile rurale ben conservate. E’ ovvio che chi dovesse pernottare qui (a cominciare dagli stranieri) non solo scoprirebbe un territorio, ma un modo di vivere antico, basato, oltre che sull’accoglienza, anche sulla gastronomia, che rimane per molti il punto di partenza per il turismo esperienziale. I segreti per cucinare le ricette del cibo della tradizione, si scoprirebbero così nelle aziende agricole e nelle cascine disseminate su un territorio vastissimo, che potrebbero offrire pacchetti che prevedono oltre al soggiorno anche lezioni di cucina con pranzo o cena a casa. Senza dimenticare che ci sarebbe anche lo “shopping alimentare” con i padroni di casa, per imparare a scegliere i prodotti migliori, preparare alcune delle pietanze tradizionali, imparare i segreti delle ricette di famiglia in residenze dei centri storici.