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VINI ARBERESHE

{module Firma_direttore}Sulla stampa dei giorni scorsi hanno campeggiato a lungo articoli, non sempre precisi e ben fatti, sul Concorso dei vini Arbereshe di Vaccarizzo Albanese, che quest’anno, nella sezione dei rossi, che poi è quella che conta, poiché i bianchi sono vini da femminucce, ha premiato ancora una volta le qualità vignaiuole di Pietro Godino, il cui Pjuhur, un rosso tosto e pastoso, il cui nome, in arbereshe, significa polvere da sparo, è da tempo tra i rossi preferiti di questa fortunata rassegna enogastronomica, giunta alla sua XII edizione, che ogni anno mette di fronte i migliori produttori dell’Arberia.

Quella di Pietro Godino, viticoltore di Vaccarizzo Albanese, è una bella storia d’ingegno e maniche tirate su, che inizia da ragazzo, quando uno zio ristoratore, che nella sua trattoria coi rossi ci sapeva fare, gli trasmette la passione per il vino. Sul quale, però, Pietro decide di investire solo molti anni dopo, quando, dopo aver  ereditato dal padre due ettari di terra, dalle sue parti, scommette sulla produzione di vini autoctoni.

Del resto, come dice lui stesso, in quella zona, dove già esistono uliveti di pregio, da cui si ricava un olio meraviglioso, perché non dovrebbe crescere anche un’uva meravigliosa? Basta solo crederci seriamente e il gioco è fatto. Così, nel 2004, quando condivide, col sindaco di Vaccarizzo, Aldo Marino, l’idea di un concorso dei vini arbereshe, Pietro compra del terreno in contrada Ribello, che facendo aumentare gli ettari di sua proprietà fa sì che il suo sogno si materializzi in un’azienda che produce, oltre al celebrato Pjuhur di questi giorni, altri vini importanti, tra cui il Ribellino, un rosato che si è fatto strada nel settore, anche e soprattutto a livello locale. Un successo, dunque, da celebrare con un bel brindisi. A base di Pjuhur, naturalmente.

Raffaele Corrado