Editoriali

Come difendersi dal ferragosto e dalle sue scorie

Non è che ti devi proprio difendere dal ferragosto, che indiscutibilmente è il periodo più pericoloso dell’anno, ma più che altro dal dopo ferragosto, quando in tanti ti chiederanno: “dove sei stato a ferragosto?” Che è una domanda terribile, perché non sai mai cosa rispondere e soprattutto non sai mai come spiegare, agli idioti che ti fanno questa domanda idiota, che tu a ferragosto non sei uscito, non hai viaggiato, non ti sei spostato. Insomma, non sei andato da nessuna parte, condannandoti, così, a scoprire, dopo ferragosto, uno dei sentimenti peggiori dell’uomo: l’entusiasmo immotivato, soprattutto di chi, dopo ferragosto, vorrà raccontarti con entusiasmo, appunto, tutte le cose (cretine) che ha fatto a ferragosto, e che tu pensi nessuna persona normale farebbe nel corso della propria vita, che forse serviranno a far sentire vive quelle persone, che magari vivono mummificate per il resto dell’anno, ma a far morire (di rabbia) chi vorrebbe passare un dopo ferragosto tranquillo, rilassato e senza nessuno che gli rompa i coglioni con il racconto delle cose (cretine) che ha fatto a ferragosto. Ecco perché, per sfuggire a tutto ciò, sono stato costretto a mettere a punto un meccanismo di difesa non solo contro il ferragosto, ma anche contro il dopo ferragosto: chiudermi ancora in casa, che ho trasformato in una specie di bunker, che m’impedisce così per qualche giorno ogni contatto con l’esterno, anche per via delle finestre sigillate, in cui vivo tra il divano, dove dormo, il tavolo del computer, il quale, tra l’altro, mi permette di soddisfare ogni mia curiosità da casa, in cui ho tutto ciò che mi serve, la libreria, il bagno, la cucina, che non uso (infatti, nel forno ci sono ancora delle favolose Manolo Blahnik), perché odio mangiare a casa. E quando, dopo l’isolamento post ferragosto, esco, e inevitabilmente incontro qualcuno cui, dopo avermi chiesto cosa ho fatto a ferragosto, dico che a ferragosto sono stato sigillato in casa per tutta la giornata, senza neanche mettere il naso fuori dalla porta, mi sentirò rispondere che la mia vita da recluso di ferragosto è davvero deprimente, perché lui a ferragosto ha fatto l’unica cosa interessante e divertente da fare a ferragosto e cioè viaggiare, che poi è il bisogno deprimente che hanno in molti di confermare la propria esistenza viaggiando, scattando foto, raccontando aneddoti, dicendo sono stato lì, credendo che per esistere basti visitare luoghi. Ecco perché chi mi dice “a ferragosto dovresti partire, ti farebbe bene”, mi sottovaluta e si sopravvaluta. Partire non mi fa male: mi distrugge.