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Un caro amico, genitore di due ragazzi appena adolescenti, mi chiama, preoccupato, nel cuore della notte, per dirmi di aver visto, in un noto locale della zona, frequentato anche dai suoi figli, alcuni ragazzi che sniffavano cocaina a cielo aperto, e cioè senza sentire il bisogno di nascondersi.
E’ ovvio che per chi è genitore toccare con mano la realtà della droga, che magari si pensa appartenga ad altri mondi o al mondo virtuale dell’informazione, fa salire il sangue alla testa. E’ un atteggiamento strano, ma comprensibile, poiché non è che la conferma di una realtà che cerchiamo di sedare dentro di noi con vari meccanismi psicologici: quando un figlio adolescente esce di casa per raggiungere un tempio dello “sballo del sabato sera”, dobbiamo mettere in conto anche la probabilità che possa far uso di droghe più o meno pesanti, con tutte le conseguenze del caso.
Di certo in quella serata le occasioni di trasgressione, illegali, saranno innumerevoli. Anche perché è arcinoto che la droga che ti offrono, non solo nei locali, arriva da qualunque parte, pure da Internet, dove gli psiconauti la sanno decriptare e scovare. Naturalmente senza alcuna reale garanzia della composizione chimica e, quindi, degli effetti sul corpo umano.
Allora il punto non è solo decidere se si debba continuare col proibizionismo o no e soprattutto cosa proibire e cosa no. Il punto è la legalità: viviamo in uno Stato che non è interessato al rispetto della legalità per una serie importante di questioni quotidiane. E lo trasmette ai suoi cittadini. Tra queste, la salute delle generazioni più fragili. Basta uscire di casa per rendersene conto: venite a farvi un giro – per restare in tema – nelle zone più frequentate della movida locale, la sera, meglio se dopo le 24. Basta una mezz’oretta e il numero di reati penali che vedrete consumare a cielo aperto sarà notevole: dallo spaccio di ogni sostanza alla vendita di alcol ai ragazzini, anche da venditori abusivi. Fantastico. Sorveglianza? Zero assoluto. Zero vigili. Zero poliziotti.
Per carità, serve una giusta proporzione. Ma a noi pare che l’investimento nella legalità quotidiana, nelle nostre città, rappresenti le fondamenta della sicurezza di una società civile: se si sa che a portare in un locale la cocaina si finisce diretti in galera; se si sa che a vendere alcol ai minori si viene portati via seduta stante; se si è certi di tutto questo, forse ci si convince che noi e i nostri figli siamo un po’ più al sicuro. A maggior ragione per cose ancor più gravi. È la “teoria della finestra rotta” di cui vi parlai qualche tempo fa e su cui presto tornerò. Ce n’è bisogno.