Editoriali

Occorre la sanzione sociale

copianino

{module Firma_redazione}La magistratura accerterà, speriamo al più presto, se tutte le persone arrestate e denunciate in questi giorni per truffa o addirittura infanticidio siano dei criminali. Così, in attesa che i giudici si pronuncino, una cosa è già chiara: non ci convincono né il modo con cui questi signori si sarebbero riempiti le tasche né l’ostentazione e l’arroganza con cui avrebbero gestito i loro affari. Perché, quasi come se si sentissero al sicuro, protetti da chissà chi, troppo esagerato e diffuso è stato l’imbroglio, troppa la strafottenza e l’incuranza delle leggi esibita, troppo il pubblico sfoggio delle loro capacità criminali. Per cui una volta separate le responsabilità penali dal resto, ciò che è accaduto nei giorni scorsi merita una riflessione più generale sulle responsabilità politiche, sociali e culturali, su come cioè sia stato possibile che ciò possa essere accaduto. E tutto questo è molto semplice. Infatti, non essendo i personaggi in questione dei cretini, per i quali avremmo chiuso il caso in due minuti e chi s’è visto s’è visto, vuol dire che se sono riusciti ad appropriarsi di ingenti somme, con una certa facilità e libertà, superando ogni limite, è perché hanno goduto di protezioni e del consenso sociale, che ci sono stati dei controllori distratti, una classe dirigente compiacente e una società civile connivente e inadeguata a isolare il malaffare perché di malaffare si nutre.

E’ ovvio che messo così il discorso sarebbe molto diverso da come ce l’hanno presentato, poiché si dimostrerebbe che da queste parti i tradizionali meccanismi di selezione della classe dirigente e soprattutto di sanzione, da parte della società civile, che è malata perché non è riuscita a produrre gli anticorpi per difendersi dai mascalzoni e dalle loro attività criminose, non hanno funzionato. Perché se chi avrebbe commesso gli illeciti ha una responsabilità penale personale, chi li ha ingaggiati, tollerati, usati e in qualche caso accolti, a volte come salvatori della patria politica e sociale, in molti ambienti cittadini, ne ha una che non ha nulla a che fare con il codice penale, ma che ha molto a che fare con la politica e con la civiltà. Si può essere cioè immacolati dal punto di vista dei reati, ma non lo si è politicamente e socialmente e non si sa che basta un malfattore qualunque, accolto come un eroe, magari in politica, per fare danni alla città più di quanto ne possa fare un uragano.

Molte delle persone che oggi, per la strada, si indignano per l’accaduto o dichiarano di non conoscere chi avrebbe organizzato truffe e omicidi, sono le stesse persone che fino all’altroieri stavano dietro le porte di alcuni dei presunti malfattori a elemosinare qualcosa che potesse fargli guadagnare denaro, perché qui, almeno fino a quando non ti pescano con le mani nel sacco, così si sbarca il lunario, invece che lavorare sodo, perché l’avidità è tanta, i soldi facili pure e il potere non basta mai. Persone, tra l’altro, che non ci sono mai sembrate nauseate dai metodi dubbi che i signori della truffa utilizzavano per procurare quanto serviva alla “città”, anzi, spesso ne andavano fiere e ne sembravano quasi esaltate. E se oggi scriviamo tutto ciò è perché, al di là dei casi verificatisi negli ultimi giorni, alcuni davvero eclatanti, come l’infanticidio, vediamo una certa riluttanza a capire qual è il sentimento della nostra opinione pubblica.

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