calze a rete

Un’estate di gay e … (parte prima)

{module Firma_redazione}Il sole è un po’ obliquo sotto gli ombrelloni di un famoso lido, gremito di gente. La luce arriva quasi di sbieco, i raggi lo colpiscono in faccia e rimbalzano. E’ lui, sì proprio lui. Magro, alto, un po’ palestrato, fresco di doccia e di bucato, con una folta chioma biondiccia. E’ giovane e pieno di vita e appartiene a una famiglia in vista. Ha dinanzi a sé una bella figa, bruna, abbronzata, con uno di quei costumi che è come se non ci fosse, che gli sorride e per poco non gli salta addosso. E’ attorniato da un nugolo di amici, tutti di bell’aspetto, quasi efebico. Pensi che lui, vedendo la ragazza, che se lo mangerebbe vivo, la afferri dalla vita (e che vita) e le rifili un bel bacio, alla francese. Come farebbe un qualunque maschio alfa, un po’ arrapato e sensibile al fascino femminile. E al diavolo tutte le polemiche sul sessismo e le minchiate vetero femministe. Quando si è arrapati si scopa e basta e chi ci sta ci sta. Invece, niente. Lui, la strafiga, la ignora tranquillamente, la tratta con sufficienza, limitandosi a salutarla appena, con distacco. Al più le si avvicina per darle una carezza, che è quasi un soffio, tant’è impalpabile, perché lui è troppo preso dai suoi amici, cui dice, guardando la ragazza: “Quel che invidio alle donne è il punto vita. Io qui ho un salvagente, duro, compatto, grasso, difficilissimo da sciogliere … “. Strani atteggiamenti, strani messaggi, strane teorie, da cui capisci che l’amico sta più di là che di qua, anche se non completamente, nel senso che non è proprio gay, è solo bisessuale. Perché, oggi, se ci fate caso, essere gay, soprattutto dichiarato, non ha più senso, perché non fa più notizia, non suscita più scandalo, perché il gay fa ormai parte del paesaggio urbano, come le strisce pedonali o le panchine. Oggi, invece, chi va forte, chi suscita interesse e curiosità, è l’ambidestro: colui, spesso di buona famiglia, sennò che gusto ci sarebbe, con modi garbati e piacevoli, affettati, che fa perdere la testa a decine di ragazze, che magari anche corteggia, che fa crescere attorno a sé un alone d’ambiguità e mistero che attrae, e che di sera, si mormora, sia roso da un dubbio: accoppiarsi con un caro e inseparabile amico, figlio di papà, dai gusti incerti, tanto per non farsi mancare niente, oppure unirsi carnalmente con una delle tante fighette che gli gironzolano, chissà perché, attorno. Per cui, vatti a fidare di questi giovanotti, che suscitano la nostra invidia, perché a vederli sembrano pieni di femmine, perennemente arrapati, sempre con la figa in testa e un pezzo di legno tra le gambe, sciupafemmine, costantemente circondati da belle ragazze, che, invece, spesso, sbaciucchiano, toccano e poi passano a qualche loro amico, meno fortunato ma più cazzuto, perché quella sera hanno bisogno d’altro, magari di essere sodomizzati, in notturna, dalle parti del porto. Penserete che stia esagerando? Vi sbagliate e di grosso, poiché non avete idea di quanti siano i giovani bisex che circolano per le nostre strade e che scambiereste volentieri per maschi virili, tutti d’un pezzo, pronti all’uso. E capirlo non è difficile, basta guardarsi attorno, aprire gli occhi, sotto gli ombrelloni, nei locali, soprattutto in quelli alla moda (ve ne sono un paio, di questi, che sono mete abituali dei bisex), per notare che ci sono decine e decine di giovani in cui cova il gene dell’ambiguità o dell’indefinitezza sessuale, che, tra l’altro, non nascondono neanche. Perché questa è la caratteristica del bisex di oggi: ostentare, magari con prudenza, ma ostentare l’incertezza, diffondere il dubbio. Fa molto scic. Guai a coloro i quali hanno confini delineati, precisi; guai a coloro che non facciano sapere in giro, attraverso un calcolato giro di pettegolezzi e maldicenze, che spesso non sanno se colpire di destro o di sinistro, dipende dalle serate. Certo, non se ne parla apertamente, perché è volgare, coatto, come direbbe una mia vecchia amica romana, ma è importante che si sappia e che, sotto sotto, se ne parli e sparli. E che bello, poi, sapere che in giro ci sono mamme che sotto gli ombrelloni ancora credono alla befana, perché dicono, a qualche amica: “Sai, mio figlio, ieri notte, ha portato a casa un suo amico, un fustone alto due metri, che ha dormito nella sua stanza, e che stamattina è andato via presto, senza farsi sentire, forse perché doveva lavorare e non ha voluto disturbare. Che vergogna, non ho fatto in tempo neanche a preparargli la colazione. Chissà cosa avrà pensato. Speriamo non lo dica alla famiglia. Sennò che figura ci faccio?”. Ora, care signore, sarebbe il caso che scendeste dall’albero, perché qui il lavoro c’entra eccome, ma solo quello che il ragazzo avrà fatto, sotto le lenzuola, al vostro pargolo. Perciò, occhio al bisex.

La signorina snob

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