Editoriali

Ecco la classe dirigente che ha sostituito il dialogo con le contumelie

{module Firma_direttore}Alcuni personaggetti, in cerca d’autore, mi hanno fatto sapere, indirettamente (forse perché non se la sentivano di affrontarmi a viso aperto) e usando metodi e linguaggi che non gli si addicono, che dovrei vergognarmi per aver pubblicato, in un corposo editoriale sul turismo esperenziale, malignamente attribuito alla mia penna, l’opinione breve e non molto lusinghiera, del nostro ottimo Federico Klitsche de La Grange, su di un matrimonio di presunti vip, celebratosi pochi giorni fa a Vaccarizzo Albanese. Penso che un giornalista si debba vergognare solo se pubblica qualcosa di falso o di diffamatorio, e non è questo il caso. Ma penso anche che un giornalista debba essere orgoglioso quando fa discutere i propri lettori su argomenti importanti, quale può esserlo lo sviluppo dei nostri antichi borghi, che più che coi matrimoni, come affermano i nostri personaggetti, possono crescere realmente con un nuovo modello di turismo, che potrebbe creare una bella fetta di mercato (e di ricchezza) con l’approccio “esperienziale”, che in sostanza vuol dire “vivere un luogo con un residente, che abbia la capacità di trasformare il viaggio in un’esperienza fatta di incontri e conoscenze altrimenti lontane dai circuiti del turismo”. Quindi, se il dato è questo, chissenefrega se i personaggetti in cerca d’autore si siano incazzati e abbiano voluto precisare, stizziti, perché feriti nell’orgoglio, che quel matrimonio è stato un esempio di eleganza e raffinatezza, per cui chi ha osato criticarlo, definendolo tamarro, sarebbe uno stronzo che non capisce un cazzo di cerimonie e bellezza e di come si fa turismo. Non lo dubitiamo. Ognuno ha le proprie opinioni e i propri gusti, anche barbari, e vanno rispettati, ci mancherebbe. Il problema, però, è un altro. Per noi, che non ci occupiamo di gossip, i commenti su quel matrimonio erano solo una forma di provocazione, con cui abbiamo cercato di aprire un dibattito sullo sviluppo del territorio; un dibattito in cui qualcuno, che già si occupa di turismo, dopo averci malmenato, perché non si parla così del giorno più bello della vita di una coppia, ci avrebbe dovuto accusare di non capire un cazzo di economia e di turismo, magari facendoci vedere, dati alla mano, quanto sia folle e idiota la nostra idea di turismo esperenziale, in un posto in cui la maggior delle persone, giovani compresi, non conosce le parole impresa e lavoro, preferendo vivere di elemosine pubbliche con cui continuare a bere e a giocare a carte nel principale bar del paese. Ecco, su questi argomenti puntavo per essere aggredito, contraddetto, umiliato, massacrato, scannato. Su una discussione del genere, magari franca e aperta, costruita su un progetto di sviluppo alternativo al mio, mi sarei voluto confrontare e scontrare, e magari perdere, con i protagonisti intelligenti (perché, quando vogliono, lo sono) di questa triste vicenda. Invece, niente. Ancora una volta ho dovuto raccogliere solo contumelie e calunnie, anche da parte di donnine insignificanti, che un tempo scartai come collaboratrici del mio vecchio giornale, Progetto Sibari, perché non sapevano scrivere, per una piccola, banale e provocatoria opinione, pubblicata ad arte per fare incazzare il prossimo e costringerlo a discutere di sviluppo economico, partendo dalla cronaca di un matrimonio di cui, onestamente, senza quell’articolo, nessuno si sarebbe accorto e nessuno avrebbe mai parlato così tanto. Che vergogna. Che mortificazione. E che delusione, poiché questa volta pensavo che un pezzo colto e sensibile della classe dirigente della città, di cui sono parte i nostri personaggetti, che fessi non sono, se provocato e stimolato adeguatamente, se toccato nell’orgoglio, se maltrattato e magari offeso, avrebbe potuto elevare il dibattito politico-culturale del territorio, mai così basso come oggi, anche a costo di rimetterci l’osso del collo. Ma così non è andata. Per cui, egregi signori, fate una cosa. Se potete, continuate a riempirmi di parolacce, di calunnie, le accetto volentieri, mettetemi anche alla gogna, mediatica, ma vi prego, fatelo per cose davvero serie, utili. Altrimenti andate a quel paese e smettetela di martoriarci i santissimi col vostro salotto diffuso, le vostre citazioni, i vostri matrimoni vip e il lilla sfumato verso il rosa delle vostre ortensie. Perché queste idee, lo ribadisco, a mio avviso, nei nostri piccoli borghi, non produrrano alcuna ricchezza, ma solo spese (a proposito, chi avrà pagato per le pulizie, dopo che gli organizzatori hanno lasciato, per circa due giorni, le strade del paese non proprio in ordine?), e non basteranno a far cambiare idea alle centinaia di coppie che stanno già pensando di prenotare un bel ricevimento nuziale in Puglia o al castello Flotta, alla faccia vostra e delle vostre idee balorde sulla “comunicazione e valorizzazione strategica, turistica e ricettiva, dei centri storici”. Basata sui matrimoni, appunto. Buone vacanze.

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