Editoriali

Una città fantasma

 

{module Firma_direttore}La nostra città rischia di diventare un incubo, dal punto di vista economico e della sicurezza, perché è una città deserta. Una città deserta, salvo non sia in vigore il coprifuoco, è il modo migliore di essere poveri, soli, insicuri e in pericolo. E questo, sembrerà assurdo, avviene perché questa non è per niente una città movimentata, che favorisce, non rabbrividite, la cosiddetta movida (soprattutto quella dell’arte), che oltre a essere ragione monetaria legata al commercio, quindi a gente di tutte le età che si muove e spende, fa girare i soldi, crea posti di lavoro, paga tasse, eccetera, è anche vitalità ed eventi (anche culturali), che spingono la gente a restare a lungo in giro, per cui la città, essendo popolata, oltre che più ricca è anche più sicura.

Quindi, è un grosso errore degli amministratori sottovalutare questo fenomeno, che è soprattutto fenomeno serale e notturno, che tiene alla larga i malintenzionati, perché lo inquadrano come quel vocio che infastidisce centinaia di abitanti o come mero spasso per giovanotti che hanno la passione per l’alcol. Invece non è così. Intanto perché la movida è per tutti, non solo per i giovani. Poi, perché è genuino e continuo commercio, eventi, più o meno culturali, negozi, locali ed edifici storici aperti fino a tardi, che essendo un presidio naturale e spontaneo del territorio da parte di tutti i cittadini, rendono ricca, viva e sicura una città che oggi appare sempre più come le ghost town del Far West.

Ecco perché perde di senso, soprattutto in un periodo in cui la crisi e la criminalità mordono, rendendo tutti poveri, sfiduciati e insicuri, la disattenzione che tutti mostrano verso questo fenomeno. Perché una città moderna è questo, e quella vitalità che oggi si sottovaluta corrisponde al suo biglietto da visita. Non dovrebbe essere così difficile da capire: chi non favorisce gli imprenditori e gli investimenti (che avrebbero bisogno di liberalizzazioni, meno burocrazia e più defiscalizzazioni) e non invoglia la gente a muoversi, a uscire o a venire in questa città mostra un’inaccettabile incapacità amministrativa e imprenditoriale; mostra di non sapere neppure come funzioni un’azienda.

Si potrebbero fare mille esempi al riguardo, ma ne bastano solo alcuni: qui la gente è sparita perché questa città è brutta e inospitale; perché ha quartieri, vecchi e nuovi, orribili, spesso abbandonati e fatiscenti; perché ha spazi comuni sporchi e invivibili; perché ha strade impraticabili; perché pratica un fisco da rapina; perché ha una burocrazia incompetente; perché ha una maleducazione diffusa e una delinquenza dilagante; perché non ha vita culturale, non ha verde, non ha teatri, non ha musei, non ha cinema. Insomma, possiede tutti fenomeni imbarazzanti per una città civile e moderna, sede di commercio, che doveva essere tra l’altro il cuore pulsante dell’economia locale. Vizi del piccolo villaggio, come li definirebbe un mio amico, un sacco di “vorrei ma non posso”, poca crescita e infinite possibilità uccise da mentalità provinciali e cecità totale di gente che capisce poco di economia, perché proviene, in gran parte, dal mondo del lavoro dipendente o del pubblico impiego (che garantisce uno stipendio sicuro, ogni fine mese, al di là della produttività), per i quali un fallimento in più o uno in meno non fa impressione.

E’ così il diritto al lavoro di cui molti si riempiono la bocca è offeso, calpestato, maciullato senza neppure esserne coscienti. Di questo parliamo, la movida (e lasciateci passare il termine, giusto per semplificare, che descrive solo una città movimentata, viva, aperta, vivace) è economia, è sicurezza, è vita, è cultura. Spegni quella e darai il via a una rapida e dolorosissima morte cittadina. Perché se smetti di offrire servizi, di essere attrattiva, nessuno investe da te, nessuno viene da te, nessuno spende da te. Perché questa città riparte anche e soprattutto dalla movida e quella che sembra un’esagerazione è banale, semplice, disarmante verità. Che poi noi vorremmo una rivoluzione libertaria è un altro discorso. Il punto qui è che Corigliano riparte anche e soprattutto da lì, dalla movida bistrattata da chi evidentemente non è all’altezza di essere classe dirigente. E vi sembra poco?

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