Editoriali

Legalità: riparate quella finestra

{module Firma_direttore}Dalle pagine di questo giornale è arrivato, nei giorni scorsi, un messaggio chiaro e forte che riguarda la sicurezza e dice che contro la criminalità ce la possiamo fare, a condizione che si applichi, a tutti i livelli, il principio di legalità. E’ una ricetta molto semplice, che qui non ha mai avuto fortuna, poiché è sempre stata contrastata da chi ha cercato di spiegare il fenomeno con insensate teorie giustificazioniste, che di fatto hanno garantito una specie d’impunità a chi delinque. Infatti, chi di noi non ha sentito troppe volte dire che chi delinque spesso lo fa perché è disoccupato, perché è emarginato (se si tratta di stranieri), perché non ci sono gli strumenti per applicare le leggi, perché le stesse leggi sono spesso balorde o insufficienti, perché a livello locale si può fare ben poco per la lotta al crimine, eccetera, eccetera. E questo a dimostrazione che in certi ambienti la scarsa considerazione nei confronti delle vittime del crimine si è trasformata nell’incapacità di mettere in piedi politiche della sicurezza in grado di proteggere i cittadini onesti. Certamente i problemi che i cittadini di questo territorio vivono sulla propria pelle sono tanti e non sono solo problemi di sicurezza. Ci sono problemi di povertà e di emarginazione ma è sbagliato affermare che combattendo i problemi sociali e la povertà si risolvano i problemi della sicurezza. Non è così. Perciò, per ribaltare questo scontato e banale pensiero, si potrebbe applicare il principio della tolleranza zero che permise al sindaco di New York, Rudolph Giuliani, di ridurre la criminalità, in quella città, di ben il 40 per cento, partendo dalla cosiddetta teoria della finestra rotta del professor Wilson. “Questa teoria – spiegava Wilson – comincia con un ragazzaccio che passa per una strada per bene e, in un momento in cui non c’è nessuno, butta una pietra contro una finestra. Il vetro si rompe e qui può cominciare la sventura di un fabbricato, di una via, di un quartiere. Se il vetro lo sostituiscono subito non succede niente, ma se lo lasciano là per un paio di settimane allora accade che un altro ragazzaccio in transito con un sasso a portata di mano vede che in quella casa c’è già qualcosa di rotto e allora si sente incoraggiato a fare il bis. Dopo, è tutto in discesa perché due finestre rotte danno l’idea di una casa lapidata, abbandonata, forse in via di demolizione, e allora uno spacciatore sceglie quella per rintanarsi nell’androne a offrire il suo crack, poi viene imitato e l’abitudine si diffonde agli edifici vicini. E allora la gente per bene si sente disturbata e cambia casa. Cioè mette in vendita l’appartamento e, così facendo, ne abbassa il prezzo. Ne segue una decadenza generale degli immobili dell’area, che può diventare una vera e propria fuga”. Qual è, a questo punto, la ricetta di Wilson? “Semplicissima – replica il professore – aggiustare subito il vetro rotto, di modo che la casa riprende subito un aspetto intatto, curato, inviolato”. Eccolo, dunque, il sistema per combattere il crimine: basta riparare subito il vetro rotto e cioè colpire duro anche il più piccolo gesto illegale. In sostanza prevenire. Prosciugare il mare in cui nuotano i pesci, anche piccoli, del crimine. Ristabilire principi molto semplici quali, ad esempio, rispettare le regole della circolazione stradale, gettare la spazzatura solo nei contenitori, non urinare per strada, non imbrattare i muri, eccetera, eccetera. Va, insomma, represso ogni reato, anche il più piccolo e banale per far capire a tutti che ciò che è proibito è proibito e basta. Chi infrange il codice viene denunciato e, se il reato è grave, arrestato. E se si riuscirà a fare tutto ciò, e cioè a sfoltire i ranghi dei cosiddetti “microcriminali”, diminuirà notevolmente il numero dei reati gravi perché ci saranno in giro meno persone del tipo che, prima o poi, li commettono. E poi è anche importante capire che lì dove c’è tolleranza verso i reati minori si crea un clima di permissivismo che naturalmente agevolerà i grandi crimini. In conclusione ciò non vuol dire che la nostra città diventerà un paradiso terrestre, ma farà un notevole salto di qualità. Per farlo, però, è indispensabile che ci si rimbocchi le maniche e ci si concentri sulle cose da fare, concretamente. E tanto per fare un esempio si dovrà capire che questo progetto potrà essere realizzato solo con l’ausilio della polizia locale, cui andrà demandato il compito di tenere sotto controllo il territorio per diffondere la cultura della legalità, a tutti i livelli. Magari coordinandosi con le altre forze di polizia che operano sul territorio. Solo impegnandosi in tale direzione le amministrazioni locali dimostreranno di voler fare qualcosa di serio e di utile per la sicurezza e la lotta al crimine, altrimenti tutto sarà fiato sprecato e un gran regalo ai criminali.

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