Editoriali

Venite, qui la droga è libera!

{module Firma_direttore}

Dopo il nostro articolo sulla cocaina libera in alcuni locali della movida estiva, nell’opinione pubblica si è diffuso uno strano sentimento d’indignazione. Nel senso che tutti parlano incazzati di prevenzione, repressione, controlli e divieti, senza sapere di dire stronzate, poiché pensano che in questo paese drogarsi sia proibito. Non sanno d’illudersi, poiché non è così: di fatto è tutto libero, a cominciare dal piccolo spaccio. Ovvero, l’anello debole della catena, la rete capillare dello sballo, in cui trovi quelle mezze calze indispensabili a moltiplicare i clienti, allargare il mercato e a ingrassare i pesci grossi.

Si tratta, come è facile intuire, del fallimento del proibizionismo, non quello vero, ma quello della chiacchiera, che allo stesso modo della cultura antimafia si brandisce per accendere carriere o inutili quanto ridicoli dibattiti politici. Perché qui il problema è proprio quello di cui dicevamo in precedenza: drogarsi non è un reato. Non è proibito, perché avere con sé la droga che serve per uso personale non è un reato. Non è proibito. E quello delle piccole dosi è il sistema che usano i piccoli spacciatori per eludere la legge, soprattutto dentro e fuori certi locali. Infatti, le mezze calze dello spaccio non portano con sé un treno di droga, ma solo quella che può essere considerata dose personale. Se la vende e poi va a prendere l’altra, che nasconde in un posto sicuro. E se lo beccano dice che è per uso personale. Morale della favola? Se li arresti dopo poche ore sono liberi e ritornano al lavoro.

Quindi, qui bisogna decidersi: o questa roba la si proibisce sul serio, interrompendo così la rete dei capillari che alimentano lo spaccio, fatta dai dettaglianti che riforniscono il mercato, oppure la si liberalizzi e chi s’è visto s’è visto, così chi ne fa uso almeno si assume le proprie responsabilità, come avviene in America con il mercato delle armi. Perché in questa condizione di tolleranza non si può stare: dà spazio a molti equivoci, a cominciare da una certa discrezionalità da parte di politici, forze di polizia e magistrati. Infatti, può succedere che in molti casi, come spesso avviene, si faccia finta di non vedere il fenomeno, poiché non ci si vuole assumere responsabilità, sottovalutarlo o vederlo in maniera strumentale. Si prenda, ad esempio, il caso delle amministrazioni locali, che pur potendo assicurare un controllo capillare del territorio attraverso la polizia locale, per imporre quel principio di legalità che è sinonimo di sicurezza, anche in fatto di droga, perché lì dove c’è controllo difficilmente ci si sballa, girano la faccia dall’altra parte, delegando il problema ad altri. I quali altri, magistrati e polizie dello stato in primis, il fenomeno lo affrontano in maniera schizofrenica e cioè girando anche loro la faccia dall’altra parte, facendo finta di punire o punendo le persone sbagliate, il che è peggio.

Ciò significa che quando lo stato fa finta di punire, manda in carcere i consumatori, che come si capisce è inutile, poiché questi ultimi avrebbero bisogno di ben altro (tipo l’affidamento a lavori socialmente utili) oppure, quando decide di passare dall’acquirente al venditore, arresta i piccoli spacciatori, che, considerati il più delle volte relitti umani, difficilmente tiene dietro le sbarre. Un assurdo, specie se paragonato all’atteggiamento più fastidioso, che si verifica quando lo stato fa il duro con le persone sbagliate: come i gestori dei locali, che spesso di quel che succede nelle loro sale sanno qualcosa, ma mettere sul loro conto l’ipocrisia, la codardia e l’imbecillità di altri è un modo per sfuggire alle proprie responsabilità. Come avveniva, alla fine degli anni ’80, quando le forze di polizia passavano al setaccio solo un locale di Schiavonea, dove si andava davvero per ballare e non per cercare droghe, perché aveva l’unico difetto di essere di proprietà di gente cui bisognava dare fastidio, a prescindere. E questa dovrebbe essere la premessa per contrastare veramente lo sballo? Ma mi faccia il piacere direbbe Totò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *