Politica

Estate, che stagione di merda

{module Firma_Anton Giulio Madeo}Detesto l’estate. Per me caldo, sole e luce sono letali, quanto lo è la kryptonite verde per Superman. Per cui, questo periodo, per me, è un periodo di merda, nonostante tutti dicano che solo un pazzo può odiare la stagione più bella, più attesa e più desiderata dell’anno, perché odiare l’estate non è da persona sana di mente. E forse è vero, perché solo un pazzo, nell’epoca del divertimento forzato, al mare, e soprattutto dopo tanta clausura dovuta al Covid, può odiare le spiagge e i locali alla moda. Infatti, da buon squilibrato, quale sono, pur sforzandomi, non riesco proprio a capire come possano le persone “normali” sopportare, per giorni interi, un sole cocente e ferocemente caldo, da paese africano; come possano stare al mare ad arrostire come salsicce e poi a sopportare la pelle che si brucia, gli odori forti di creme e lozioni, le orribili esposizioni di carni flaccide, l’acqua sporca (perché il mare è sporco per natura) e i parcheggi roventi; come possano fare l’alba, muovendosi e sudando come bestie in calore, magari aiutate da un mix di musica martellante, alcol e droga, in locali che sembrano rumorosi gironi infernali. Qualcuno me lo dica come si può sopportare un caldo feroce che ti toglie energie, voglia di muoverti e persino di vivere, perché ti impedisce di fare le tue cose abituali, anche le più semplici: come mangiare, camminare, andare in bicicletta, chiudere l’auto in garage, gettare la spazzatura, andare al cesso, salire le scale. Così come t’impedisce di pensare, che poi, cari amici, il pensare è ciò che fa la differenza tra un popolo civile e uno barbaro, perché se vivi in un posto in cui il caldo opprime e soffoca, avrai la mente e i movimenti così rallentati che difficilmente potrai combinare qualcosa di serio (scorrere l’elenco dei premi Nobel e vedere da quali paesi vengono per farsene un’idea). Infatti, non a caso, le alte temperature, che impediscono di lavorare e pensare, possono trasformare un paese laborioso in un paese di vacanzieri, di fancazzisti, per i quali ogni occasione è buona per mollare tutto, per staccare la spina. E se qualcuno la spina non la vuole proprio staccare, mostrando una certa dedizione al lavoro e un forte disinteresse per le vacanze, il caldo e l’estate li subirà comunque, poiché saranno argomento di ogni conversazione. Infatti, dovunque andrà sentirà parlare del caldo più brutto e duraturo degli ultimi cinquant’anni. Dappertutto incontrerà gente che avrà qualcosa da dire sui cambiamenti climatici, sulle temperature reali e percepite, sulle notti insonni e sudate che sta vivendo, sulla città vuota, sulle zanzare e gli insetti che s’infilano in ogni buco, sul condizionatore che non funziona e che se funziona non va tenuto sempre acceso e a temperatura bassa, sul ventilatore che non deve essere sparato in faccia, sugli uffici che funzionano male perché molti dipendenti sono in ferie e quelli che non lo sono vorrebbero andarci. Dappertutto dovrà subire gente insopportabile, magari dagli idiomi campani, che viaggia in trecento su un’auto che ha sul tettuccio una cosa simile a un sarcofago, in cui, probabilmente, infilare la nonna, nel caso dovesse morire durante le vacanze (che non si possono interrompere), che si porta dietro bambini in lacrime e mamme urlanti, che quando passa in un bar o in un ristorante lo riduce a un porcile, che indossa bermuda colorate e usa i sandali coi calzini, che partecipa ai karaoke, ai balli di gruppo e alle feste della birra o del pecorino stagionato, che fa pennichelle cretine nei pomeriggi irrespirabili, che gioca a calcio o a tennis, in ore roventi, rischiando l’infarto. Direte: è l’estate, bellezza mia. Certo, una stagione di merda, stupida e irrispettosa di chi la soffre e si rifiuta di viverla. Fortuna che passa. Perché passa, ve lo assicuro, anche abbastanza in fretta.

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