Editoriali

Se perde la Nazionale ci incazziamo, se perde la classe politica no. Appunti

{module Firma_Anton Giulio Madeo}Sapete per quale motivo, già ai primi di gennaio, non sopporto il 2022? Perché sarà l’anno dei mondiali di calcio, che per me rappresentano la più grande contraddizione di questo paese: quella per cui si litiga per la formazione della nazionale, ma non per la selezione della classe politica. Perché se per la nazionale tutti provano a scegliere i giocatori migliori, per le formazioni che devono guidare i governi, centrali e periferici, si fa a gara a scegliere i peggiori. Infatti, a chi mai potrebbe venire in mente di consigliare a Mancini di convocare una schiappa. Penso a nessuno, perché tutti concordano sul valore di alcuni calciatori, anche se militano in squadre diverse da quella per cui tifiamo. Pensate a Rivera e Mazzola. Le scelte dell’allenatore spesso facevano incazzare i tifosi di Milan e Inter, ma nessuno li discuteva come campioni. Invece nella Nazionale della classe politica si tollera l’arrivo di personaggi davvero squallidi, senza alcuna realizzazione nella vita, spesso senza avere mai avuto un lavoro vero, soprattutto senza avere mai gestito e amministrato organizzazioni complesse. E ciò nella più totale indifferenza, perché, tanto per fare un esempio che ci riguarda da vicino, nessuno s’incazza se, quando si sceglie il sindaco della città, dalle urne esce una squadra di amministratori imbarazzanti che porterà la città allo sfascio, mentre si scatena il finimondo se ai mondiali mandiamo la Nazionale dell’oratorio e questa perde 10 a 0. In questo caso tutti urlano allo scandalo e c’è una rivolta popolare su chi ha scelto costoro per rappresentarci. Invece sul governo, soprattutto delle città, no. Nessuno dice che per fare il sindaco o l’amministratore bisogna avere competenza amministrativa e non solo. Basta prendere voti e il gioco è fatto. Ma tutto ciò, tanto per continuare a giocare in casa, è sopportabile quando si diventa la terza città della Calabria? Probabilmente no, per cui sarebbe opportuno che la nostra classe dirigente, almeno quella più motivata e preparata, che c’è, facesse il suo personalissimo bar sport del governo cittadino e come i tifosi del calcio provasse a indicare, pubblicamente, i possibili candidati a sindaco o ad amministratori tra le persone che conosce e che stima anche senza conoscerli per il loro passato, curriculum, studi, capacità professionali e culturali, relazioni personali e familiari. Insomma, persone che hanno sempre giocato molto bene nella partita della vita. E, ovviamente, dopo avere giocato al bar della politica, dovrebbe poi confrontare le persone scelte con quelle che compongono l’attuale governo cittadino, persona per persona. Così, si renderebbe conto che si continua ad affrontare un campionato davvero difficile, com’è quello cui è iscritta la terza città della Calabria, con una formazione ridicola e patetica rispetto a quella possibile. Ridicola e patetica per titoli di studio, esperienze, pubblicazioni, conoscenze, capacità amministrative, contatti personali e istituzionali. Ed è il motivo per cui si continua a perdere, anche pesante. E la sconfitta è rovinosa perché questo campionato è davvero speciale e forse non si rigiocherà mai più. E la verità, purtroppo, è che non perdiamo perché non abbiamo bravi giocatori in giro per questa città. Perdiamo perché non mettiamo in campo la squadra migliore. È come se nella nazionale giocassero per lo più giocatori mediocri e questo più per colpa della disattenzione e del disinteresse di tutti che dell’allenatore. Pazzesco, ma è quello che sta accadendo nella nostra amata città. Riusciremo ad evitarlo in futuro? Alla parte migliore della città l’ardua risposta.

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