Sorsi & discorsi

Kamastra (Civita)

Alcuni amici di buon gusto ci segnalano, fra le meraviglie della Calabria Citeriore, il ristorante Kamastra in Piazza Municipio a Civita, pendici del Pollino. “Preziosità di una sala ristorante dal tono rustico ma elegante, ricavata dal proprietario, Enzo Filardi, da una vecchia filanda degli anni ‘50: un luogo dell’anima in cui è bello sostare”. Prenotiamo subito e per una volta le aspettative estetiche non rimangono deluse. Come arredamento ci siamo decisamente, dal pavimento ai tavoli alle sedie tutto è in stile vecchia locanda e strettamente legato alle tradizioni artigianali del luogo. I nostri amici hanno occhio preciso, anche per tutta una serie di oggetti d’antiquariato locale e di fotografie d’epoca che arricchiscono la sala, in cui spiccano pareti pitturate a calce bianca, archi di mattoni pieni e un soffitto con travi di legno e tavole di abete e castagno del Pollino. Ci si accorge che dopo più di mezzo secolo le tipologie umane ed architettoniche qui non sono molto cambiate (grazie a Dio). Nei tavoli larghi stanno cenando notevoli esemplari di mammiferi di lusso, alcune bionde (notevoli), una coppia di innamorati e donne e uomini di 30, 40, 50, 60 anni. Considerando il posto e gli arredi questo è un ristorante per gente che mangia carne, formaggi e pasta, ovviamente tutti del territorio e tutti selezionati personalmente dal proprietario. Qualcuno ci ha raccontato che essendo Enzo Filardi un arbereshe è ovvio che questo sia uno dei pochi locali della zona in cui si gusta per bene la cucina italo-albanese. Così, in una lista non molto lunga apprezziamo i cavatelli alla nenesa (un’erbetta orticacea che Filardi raccoglie sul Pollino), i maccheroni al ferretto con carne di maiale e il capretto al tegame all’alloro. Qui al piccante è impossibile sfuggire, lo schiaffano in molti piatti, e siccome la clientela ne va pazza vi segnaliamo, tra le altre cose, le tagliatelle al baccalà con mollicata (pane raffermo passato al tegame con pepe rosso). Noto che molti si consolano con vini amabili e generosi, tutti DOC, ricavati da vitigni tipici calabresi quali il Gaglioppo, il Greco Nero e la Malvasia Bianca, da queste parti conosciuti fin dal XV secolo, se non prima. Purtroppo, noi non riusciamo ad assaggiarli i vini della ricca cantina Kamastra, che annovera diversi calabresi di pregio tra cui i famosi Cirò conosciuti in tutto il mondo, perché la nostra attenzione si concentra sul vino casalingo di botte, il rosso rubino del Pollino, che il cameriere ci serve nei tipici bicchieri squadrati da cantina di vetro scanalato (che qui chiamano 12 a litro). E quando sembra che la cena sia finita, ecco che Enzo Filardi ci fa ricominciare daccapo, con la pasta dei poveri, fatta da grumi di pasta setacciati cotti nel sugo con origano, e un tortino di sua produzione, talmente buono da far dimenticare persino com’è fatto.

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